
Ho appena finito di leggere
"Avanti Tutta" di
Simone Perotti. Un libro bellissimo che consiglio vivamente. Ed è da lì che è cominciata questa mia riflessione.
Nel libro è presente un paragrafo che parla di
downshiting per le donne . Una ragazza scrive a Perotti parlando di quanto sia più complesso per una donna praticare il downshifting, in quanto una ragazza ha più necessità di un uomo: vestiti, accessori, parrucchiere e via così.
Da un certo punto di vista l'ho trovata giusta come obiezione. Ho pensato a molte delle ragazze che conosco. Però poi ho pensato a me stessa e mi sono chiesta se vale anche per me questa cosa.
Io, ad esempio, credo di essere una a cui viene facile rinunciare a molte di queste cose perchè forse, riesco a sentirmi femminile anche con poco. Ma non sono sempre stata così.
Qualche anno fa compravo più vestiti e andavo più spesso dal parrucchiere per esempio. Niente di eccessivo ma molto più di adesso. Ora invece mi sono abituata a non aver bisogno di certe cose.
Spesso è solo questione di
abitudine, abitudine a non consumare, a non acquistare. Io sono fermamente convinta del fatto che
meno compri e meno compreresti. Più si pondera un acquisto meno quell'acquisto sembra necessario. E questo nel mio caso vale a maggior ragione per i vestiti. Finisce che se ci penso su troppo poi non li compro.
A meno che proprio non mi servano davvero. Ad esempio quando mi rendo conto che uno dei mie jeans sta cominciando a lasciarmi. O che le mie scapre da ginnastica si stanno aprendo in due. :-) Compro solo per sostituire quello che mi manca. Provo anche un sottile piacere nel cercare e girovagare in cerca di qualcosa che so che mi accompagnerà per un bel pò di tempo.
E' facile vedermi sempre vestita allo stesso modo:
jeans e maglietta in primavera ed estate,
jeans e maglione in inverno, giorni normali e week end.
Le uniche occasioni in cui indosso un vestito e i tacchi è in qualche occasione importante, come potrebbe essere un matrimonio. Lì mi piace vestirmi meglio, anche in segno di rispetto per gli altri ospiti e per celebrare il momento speciale.
Certo il mio lavoro di educatrice mi aiuta, perchè se facessi un altro lavoro (anche solo l'impiegata in un ufficio) magari non potrei vestirmi sempre in modo così informale.
Sono molto minimale nel vestire. Forse lo sono anche in modo eccessivo, tanto che a volte molti fanno fatica a comprendermi.Faccio qualche esempio.
Io non ho scarpe di ogni colore (ho due paia di scarpe da ginnastica e due paia di paperine, una sportiva e l'altra più elegante, e due paia di stivali) A me sembrano già fin troppi. Ma a tanti altri sembra che io abbia sempre bisogno di qualcosa. C'è chi ha le paperine per ogni occasione, da abbinare con ogni colore.
Quanto agli accessori, io ne ho davvero pochi . Avrò quattro o cinque paia di orecchini. Collane idem. Io amo i miei pochi accessori e li scelgo con cura ogni volta che esco. Perchè non è che io non ami curare il mio abbigliamento. Anzi, tutt'altro. Ma mi piace vestirmi in modo
minimale e
semplice. Se compro qualcosa di nuovo deve abbinarsi almeno al 50% delle cose che ho già nell'armadio. Devo essere sicura di indossarlo altrimenti non lo compro, perchè poi conoscedomi rimarrebbe lì in attesa e finirebbe per non essere indossato e questa cosa mi farebbe irritare.
Per le borse idem. Non ne ho tante ma quelle che ho bene o male devono potersi abbinare alle cose che già ho.
Dal parrucchiere ci vado, ma circa due volte l'anno. Ho i capelli abbastanza lunghi, i quali richiedono pochi ritocchi e del mio colore naturale.
Ci ho provato a tingermeli da ragazzina: sono stata bionda, quasi rossa e ad un certo punto anche un pò rosa-arancione. Alla fine i miei capelli hanno chiesto pietà. Quindi adesso li ho del mio colore naturale, che nel tempo ho scoperto piacermi moltissimo. Me li lavo, me li stiro con la piastra a casa e sono contenta così. E ho dei capelli ribelli, io, mica quelli fini e lisci che come li pettini stanno.:-)
Quanto a cerette e robe così, non sono una delle fortunate che possono farne a meno ma invece di ricorrere all'estetista, faccio da me, come per l'autoproduzione. In questo caso, armata di strisce depilatorie e tanta sopportazione al dolore. :-)
Eppure, nonostante questo minimalismo nel look, io mi sento femminile e avere cura di me stessa, mi piace molto. Ad esempio io adoro la matita nera e non esco mai senza. Tuttavia anche per il trucco vale lo stesso discorso: difficilmente eccedo e vado oltre ad un pò di matita e mascara.
Si può dire che cambiare look molto e spesso non è cosa per me. A molti questa cosa suona strana. Mi guardano con sospetto.
Ho avuto modo di parlare con alcune donne intorno ai 50 anni, tra cui mia mamma, che vedono come prerogativa imprescindibile dell'essere femminile il cambiare spesso look, abiti, accessori e via così.
Quindi mi chiedo: davvero la femminilità di ogni donna si può misuare in termini di quanti vestiti si possiedono?
Davvero abbiamo tanti più bisogni di un uomo? O ci hanno voluto convincere nel tempo che per essere femminili servono tutte queste cose?
I ragazzini per esempio. Solo dieci anni fa non sentivano il bisogno di farsi le sopracciglia o farsi la lampada. Eppure adesso sì. Li hanno convinti che per essere "fighi" anche queste cose aiutano. Non vorrei che tra qualche anno non potessero farne più a meno.
Io mi sento femminile anche con poche cose, purchè siano ben abbinate e ben portate. Non sono una che si butta addosso la prima cosa che ha nell'armadio, ci tengo ad essere presentabile. :-)
Però ho poche cose nell'armadio e mi sento benissimo così: questa sono io.
Il tutto, secondo me, sta nel capire che tipo di persone siamo e vedere cosa ci rende felici e cosa ci fa stare bene. Se avere un vestito in più nell'armadio ci fa stare bene e ci fa sentire a posto con noi stesse allora forse è giusto che lo compriamo. Ma se quel vestito alla fine rimane a marcire per anni senza metterlo neanche mezza volta allora forse è giusto non comprarlo.
Per essere femminili più di ogni altra cosa è necessario stare bene con se stesse, tutto il resto per me è un'altra storia, che ha a che fare con l'indurci a consumare a più non posso.