venerdì 20 maggio 2011

Downshifting al femminile



Ho appena finito di leggere "Avanti Tutta" di Simone Perotti. Un libro bellissimo che consiglio vivamente. Ed è da lì che è cominciata questa mia riflessione.
Nel libro è presente un paragrafo che parla di downshiting per le donne . Una ragazza scrive a Perotti parlando di quanto sia più complesso per una donna praticare il downshifting, in quanto una ragazza ha più necessità di un uomo: vestiti, accessori, parrucchiere e via così.

Da un certo punto di vista l'ho trovata giusta come obiezione. Ho pensato a molte delle ragazze che conosco. Però poi ho pensato a me stessa e mi sono chiesta se vale anche per me questa cosa.
Io, ad esempio, credo di essere una a cui viene facile rinunciare a molte di queste cose perchè forse, riesco a sentirmi femminile anche con poco. Ma non sono sempre stata così.
Qualche anno fa compravo più vestiti e andavo più spesso dal parrucchiere per esempio. Niente di eccessivo ma molto più di adesso. Ora invece mi sono abituata a non aver bisogno di certe cose.
Spesso è solo questione di abitudine, abitudine a non consumare, a non acquistare. Io sono fermamente convinta del fatto che meno compri e meno compreresti. Più si pondera un acquisto meno quell'acquisto sembra necessario. E questo nel mio caso vale a maggior ragione per i vestiti. Finisce che se ci penso su troppo poi non li compro.
A meno che proprio non mi servano davvero. Ad esempio quando mi rendo conto che uno dei mie jeans sta cominciando a lasciarmi. O che le mie scapre da ginnastica si stanno aprendo in due. :-) Compro solo per sostituire quello che mi manca. Provo anche un sottile piacere nel cercare e girovagare in cerca di qualcosa che so che mi accompagnerà per un bel pò di tempo.

E' facile vedermi sempre vestita allo stesso modo: jeans e maglietta in primavera ed estate, jeans e maglione in inverno, giorni normali e week end.
Le uniche occasioni in cui indosso un vestito e i tacchi è in qualche occasione importante, come potrebbe essere un matrimonio. Lì mi piace vestirmi meglio, anche in segno di rispetto per gli altri ospiti e per celebrare il momento speciale.
Certo il mio lavoro di educatrice mi aiuta, perchè se facessi un altro lavoro (anche solo l'impiegata in un ufficio) magari non potrei vestirmi sempre in modo così informale.
Sono molto minimale nel vestire. Forse lo sono anche in modo eccessivo, tanto che a volte molti fanno fatica a comprendermi.Faccio qualche esempio.

Io non ho scarpe di ogni colore (ho due paia di scarpe da ginnastica e due paia di paperine, una sportiva e l'altra più elegante, e due paia di stivali) A me sembrano già fin troppi. Ma a tanti altri sembra che io abbia sempre bisogno di qualcosa. C'è chi ha le paperine per ogni occasione, da abbinare con ogni colore.
Quanto agli accessori, io ne ho davvero pochi . Avrò quattro o cinque paia di orecchini. Collane idem. Io amo i miei pochi accessori e li scelgo con cura ogni volta che esco. Perchè non è che io non ami curare il mio abbigliamento. Anzi, tutt'altro. Ma mi piace vestirmi in modo minimale e semplice. Se compro qualcosa di nuovo deve abbinarsi almeno al 50% delle cose che ho già nell'armadio. Devo essere sicura di indossarlo altrimenti non lo compro, perchè poi conoscedomi rimarrebbe lì in attesa e finirebbe per non essere indossato e questa cosa mi farebbe irritare.
Per le borse idem. Non ne ho tante ma quelle che ho bene o male devono potersi abbinare alle cose che già ho.

Dal parrucchiere ci vado, ma circa due volte l'anno. Ho i capelli abbastanza lunghi, i quali richiedono pochi ritocchi e del mio colore naturale.
Ci ho provato a tingermeli da ragazzina: sono stata bionda, quasi rossa e ad un certo punto anche un pò rosa-arancione. Alla fine i miei capelli hanno chiesto pietà. Quindi adesso li ho del mio colore naturale, che nel tempo ho scoperto piacermi moltissimo. Me li lavo, me li stiro con la piastra a casa e sono contenta così. E ho dei capelli ribelli, io, mica quelli fini e lisci che come li pettini stanno.:-)
Quanto a cerette e robe così, non sono una delle fortunate che possono farne a meno ma invece di ricorrere all'estetista, faccio da me, come per l'autoproduzione. In questo caso, armata di strisce depilatorie e tanta sopportazione al dolore. :-)

Eppure, nonostante questo minimalismo nel look, io mi sento femminile e avere cura di me stessa, mi piace molto. Ad esempio io adoro la matita nera e non esco mai senza. Tuttavia anche per il trucco vale lo stesso discorso: difficilmente eccedo e vado oltre ad un pò di matita e mascara.
Si può dire che cambiare look molto e spesso non è cosa per me. A molti questa cosa suona strana. Mi guardano con sospetto.

Ho avuto modo di parlare con alcune donne intorno ai 50 anni, tra cui mia mamma, che vedono come prerogativa imprescindibile dell'essere femminile il cambiare spesso look, abiti, accessori e via così.
Quindi mi chiedo: davvero la femminilità di ogni donna si può misuare in termini di quanti vestiti si possiedono?
Davvero abbiamo tanti più bisogni di un uomo? O ci hanno voluto convincere nel tempo che per essere femminili servono tutte queste cose?
I ragazzini per esempio. Solo dieci anni fa non sentivano il bisogno di farsi le sopracciglia o farsi la lampada. Eppure adesso sì. Li hanno convinti che per essere "fighi" anche queste cose aiutano. Non vorrei che tra qualche anno non potessero farne più a meno.

Io mi sento femminile anche con poche cose, purchè siano ben abbinate e ben portate. Non sono una che si butta addosso la prima cosa che ha nell'armadio, ci tengo ad essere presentabile. :-)
Però ho poche cose nell'armadio e mi sento benissimo così: questa sono io.
Il tutto, secondo me, sta nel capire che tipo di persone siamo e vedere cosa ci rende felici e cosa ci fa stare bene. Se avere un vestito in più nell'armadio ci fa stare bene e ci fa sentire a posto con noi stesse allora forse è giusto che lo compriamo. Ma se quel vestito alla fine rimane a marcire per anni senza metterlo neanche mezza volta allora forse è giusto non comprarlo.
Per essere femminili più di ogni altra cosa è necessario stare bene con se stesse, tutto il resto per me è un'altra storia, che ha a che fare con l'indurci a consumare a più non posso.

mercoledì 4 maggio 2011

Panificare in casa senza macchina del pane: il No Knead Bread

no knead bread pane senza impasto

Nonostante sia ormai parecchio tempo che faccio il pane in casa il No knead bread non lo avevo ancora provato.
Ero talmente abituata a panificare in casa con la macchina del pane utilizzando il poolish, che alla fine non mi sono mai soffermata veramente sulla ricetta, pur avendone sentito parlare spesso.
A volte capitano però periodi in cui si ha più tempo e voglia di sperimentare. Allora mi sono messa all 'opera per provare a realizzare questo pane senza impasto creato da Jim Lahey, panettiere newyorkese.

E il risultato mi ha convinto in pieno, tanto che un altra pagnotta sta lievitando sul piano lavoro della mia cucina e a breve finirà in forno.
Soprattutto, mi ha convinto, perchè pur utilizzando una lievitazione diretta, la quantità di lievito di birra da utilizzare è esigua, dati i lunghi tempi di lievitazione. Il prodotto finale quindi è un pane digeribile, leggero e ben alveolato al suo interno.

La ricetta originale è questa. Ma in rete ce ne sono tantissime altre, tutte ben spiegate e con moltissime foto. Io di seguito metterò la variante che ho provato con la farina integrale.

Occorrente


400 gr farina integrale
100 gr farina tipo 0
10 gr sale marino integrale
1 gr lievito di birra secco (un cucchiano da caffè scarso)
350 ml acqua leggermente tiepida
semola di grano duro per spolverare
una pentola adatta alla cottura in forno

Ho versato la farina in una ciotola. L'ho setacciata un pò, prima, per far si che areandosi, assorbisse meglio l'acqua. Ho unito il lievito e il sale. Ho mescolato.
Ho unito l'acqua a poco a poco e impastato velocemente con un cucchiaio per circa 1 o 2 minuti.

no knead bread pane senza impasto

Ho coperto la ciotola con della pellicola e ho lasciato l'impasto a lievitare per 20 ore circa.

Ho infarinato il piano di lavoro, vi ho riversato l'impasto e l'ho spolverato con un pò di farina tipo 0 e semola di grano duro. Ho praticato le pieghe (che mi hanno sempre messo in crisi, ma che con questo impasto mi riescono senza troppa difficoltà) portando i 4 angoli verso il centro dell'impasto e ho messo l'impasto con le pieghe verso il basso in uno strofinaccio ben infarinato. Ho chiuso lo strofinaccio.

Ho lasciato lievitare altre 2 ore.

Ho scaldato il mio forno a gas a 230° e ci ho messo dentro l'unica pentola che ho che può andare bene in forno. Una comunissima pentola in acciaio.
Ho preso l'impasto e l'ho fatto scivolare nella pentola con la parte delle pieghe verso l'alto. Ho coperto la pentola con della carta di alluminio (non ho un coperchio che possa andare bene) e infornato per 30-35 minuti. Dopo questo tempo ho tolto l'alluminio e ho lasciato cuocere il pane ancora 20 minuti.

Il No knead bread è ottimo per tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla panificazione casalinga e non possiedono una macchina del pane. Non servono conoscenze specifiche, aggeggi strani o altro, solo tanta buona volontà. Tutto il procedimento è davvero semplice e con pochissimi accorgimenti viene fuori un pane ottimo, che può ricordare un pò la ciabatta. La cottura nella pentola, inoltre, oltre a consentire una cottura uniforme, favorisce il mantenimento della forma, che può così svilupparsi in altezza.
Devo riconoscere che questo approccio minimalista applicato alla panificazione mi ha davvero convinto. I puristi troveranno anche da ridire ma bisogna ammettere che considerando l'impegno che richiede, il risultato è sorprendente.